Dove siamo
ciò che il suo cavaliere è in grado di fargli capire”
La città di Cagliari
Caralis Equestre – Centro di Alto Rendimento si trova nella Città di Cagliari, presso le installazioni dell’Ippodromo del Poetto Generale A. Gutierrez, sito nel lungomare Cagliaritano di fronte alla leggendaria Sella del Diavolo, divenuto ormai simbolo della stessa.
Cagliari è la principale città della Sardegna, capoluogo di regione, con un’area metropolitana ed una densità demografica di circa mezzo milione di abitanti. Cagliari possiede un’anima divisa tra storia millenaria, cultura, natura, storia, tradizioni, leggende, musica ed arte.
La Città si sviluppa tra gli intriganti panorami di Castello, dei bastioni e le vestigia romane, del mare di Sardegna, che la portano ad essere un città dinamica, affascinante e dal dinamismo sorprendentemente viva.
Un po' di storia..
Cagliari custodisce gelosamente la storia e la memoria delle antiche civiltà che qui si sono succedute. Nel corso dei secoli i popoli che l’hanno abitata sono stati così numerosi e diversi da infonderle un carattere aperto e accogliente verso il visitatore.
Tra le sue strade il ricordo delle diverse civiltà: Punica nei resti della Necropoli di Tuvixeddu, la Karales Romana come testimoniato dal grandiosio Anfiteatro, Bizantina con la Basilica di San Saturnino, Pisana con le alte Torri, fino ad arrivare alla Piemontese con il meraviglioso Palazzo Regio.
Impronte e tracce millenarie si riscoprono tra le strette vie un tempo percorse solo da carri e carrozze. Bastano pochi passi e, tra antichi e nuovi palazzi, d’un tratto si scopre l’emozione di monumenti affascinanti che raccontano la storia della città. Osservando Cagliari dal mare, rimane tuttavia la suggestione di entrare all’interno di una città scenografica, facile da vedere per l’immediatezza dei panorami, e molteplice nel continuo variare dei punti di vista. Il sapore africano delle palme e del giallo calcareo viene stemperato da un architettura marcatamente occidentale, proprio il connubio di caratteri così distanti, rende la città unica nella sua molteplicità. Fondata in pieno neolitico (6000-3000 A.C.), solo molti secoli dopo Cagliari diventa un’autentica città, grazie ai dominatori fenicio-punici, che ne sfruttano la favorevole posizione geografica al centro del Mediterraneo, per renderla un trafficato porto commerciale.
Dopo la Prima Guerra Punica (III secolo A. C.), Cagliari passa sotto il dominio di Roma, della quale ancora oggi conserva importanti reperti e testimonianze, come l’Anfiteatro Romano e la Villa di Tigellio. Con il diffondersi del Cristianesimo, la città entra in contatto con personalità di rilievo come Sant’Agostino, per poi iniziare una fase di declino sotto i Vandali e risollevarsi con il ritorno dell’Impero Bizantino, periodo questo caratterizzato dalla nascita dei Giudicati (IX-X secolo D.C), sorta di autonomie locali che permettono alle popolazioni dell’Isola una relativa indipendenza e autodeterminazione.
Nel XIII secolo d.c., tuttavia, in concomitanza con il declino del Giudicato Cagliaritano, si insediano in città i Pisani, che fortificano la parte alta della città isolandola attraverso un sistema di bastioni e fortificazioni ancora oggi ben visibili nei quartieri di Castello, Stampace, Marina e Villanova. Nemmeno un secolo dopo però, nel 1324, è la volta degli Aragonesi i quali, unitisi più tardi alla corona Catalana, daranno vita al Governo Spagnolo.
Solo nel 1717 con il trattato di Utrecht la situazione cambia. Dopo un inconsistente dominio austriaco, Cagliari e la Sardegna passano ai Savoia l’anno successivo, avviando un’epoca di grandi interventi urbanistici che gradualmente emancipano la città dalla condizione di città fortificata a favore di un più razionale sviluppo attraverso opere utili e di pregio.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale Cagliari vive una nuova vita: attorno al nucleo urbano di epoca storica comincia a nascere una nuova città che in soli 20 anni, dal 1951 al 1971, vede raddoppiare il numero delle abitazioni, attirando la popolazione delle aree circostanti e gettando così le basi della odierna area metropolitana.
Oggi Cagliari appare come una città complessa, divisa tra il suo importante patrimonio storico-culturale ed il moderno, un capoluogo che tuttavia si è sviluppato negli anni in totale armonia con il territorio circostante che ne costituisce parte integrante e segno distintivo.
(Cit. Cagliari Turismo – www.cagliariturismo.it)
La civiltà nuragica in Sardegna
La fondazione della città di Caralis è legata al mito greco di Aristeo. Già dal 1600 al 700 a.C., nell’età del bronzo, sono state rinvenute testimonianze che identificano la civiltà pre e nuragica vissuta sull’Isola.
Vi sono circa 8000 nuraghi disseminati in tutta l’isola, costruzioni in pietra dalla forma conica, uniche nel loro genere e simbolo della Sardegna. Ancora più significanti le tombe dei Giganti ed i Giganti di Mont’e Prama, simbolo di una cultura e civiltà millenaria. Vicino Cagliari si trova su Nuraxi Janna, un nuraghe strategico sul golfo.
Le origini fenici e cartaginesi della città di Cagliari
Il primo nucleo urbano di fondazione fenicia, risale almeno al sesto secolo a.C. I cartaginesi proseguirono a definirne il tessuto.
La città però fiorì ed ebbe un mutamento profondo nel suo assetto solo nella successiva epoca romana, a partire dal 238 a.C. In questa epoca, si utilizzarono le basi avviate dai cartaginesi, tuttavia furono i romani a realizzare gli acquedotti, piazze e vie, passeggiate, magazzini per il sale e il grano e le nuove necropoli.
Cagliari, la città dei sette colli
Cagliari si estende lungo la costa. Come Istanbul, Lisbona e Roma, il capoluogo sardo venne costruita su sette colli che danno il nome ad altrettanti quartieri cittadini: Castello, Tuvumannu/Tuvixeddu, Monte Claro, Monte Urpinu, Colle di Bonaria, Colle di San Michele, Calamosca/Sella del Diavolo.
L’intuizione di utilizzare i colli come fortificazione alla città venne ai pisani che, nel 1258, ebbero la meglio su Genova per il suo dominio. Inoltre, durante questo periodo, venne realizzata una cerchia di mura che isolò l’attuale quartiere di Castello. Successivamente anche la Marina, Stampace e Villanova vennero fortificate.
La Sardegna Spagnola
Prima dell’arrivo degli Aragonesi, i pisani costruirono la torre di San Pancrazio e la torre dell’Elefante, per rinforzare le mura di Castello. Nel 1324 si videro comunque costretti ad abbandonare l’isola che passò al dominio spagnolo. Gli Aragonesi costruirono il santuario della Madonna di Bonaria, primo edificio gotico-catalano nella storia di Cagliari e della Sardegna intera. Il potere iberico durerà fino ai primi del Settecento. Durante questo periodo, vennero istituiti i gremi che riunivano persone che svolgevano il medesimo mestiere, sotto la protezione di un santo. Nel 1323 inizia l’occupazione Aragonese della Sardegna.
I Catalano Aragonesi sbarcano in Sardegna a Palmas, a sud di San Giovanni Suergiu, al commando dell’infante Alfonso IV, primogenito del Re Giacomo II di Aragona, dichiarando lo scopo di liberare l’Isola dall’opprimente presenza Pisana. Alfonso IV concesse alla città di Cagliari il diritto di battere moneta, che prese il nome di Alfonsino d’argento. Nel castello di Cagliari, e successivamente anche a Sassari, vengono trasferite famiglie Aragonesi, Catalane e Valenzane con diritto di eleggere un consiglio ed una giunta in rappresentanza delle diverse classi sociali e viene imposto un controllo diretto sull’attività economica.
La famiglia di Aragona inserisce nel loro stemma l’effige dei quattro mori a rappresentare il loro dominio sulla Sardegna. Nel 1469, Isabella di Castiglia sposa Ferdinando d’Aragona iniziando l’unificazione del regno di Aragona con quello di Castiglia che verrà condotta a termine dieci anni dopo da parte di Ferdinando il Cattolico, con la nascita del regno di Spagna.
La Sardegna passa sotto il dominio Spagnolo e vi resta sino al 1708. Nel 1500, per ragioni prettamente militari, gli Spagnoli istituiscono nel territorio di Abbasanta una Tanca Regia per l’allevamento dei Cavalli di razza Spagnola, poiché quelli sardi, pur essendo vigorosi, erano di piccola taglia. La Tanca Regia divenne un centro equestre importantissimo e Stazione di monta, dove vi era originariamente la riserva degli Stalloni del Re d’Aragona, dal quale si sviluppo un importante lavoro di miglioramento genetico che porto all’acquisto di stalloni e fattrici da parte delle più importanti casate d’Europa.
Durante il periodo della dominazione Spagnola, anche all’interno del Palazzo Viceregio, simbolo del potere Spagnolo in Sardegna e caratterizzato da notevoli mutamenti strutturali e ristrutturazioni nel corso degli anni, un po’ per necessità, un po’ per questioni militari e di organizzazione di Corte, vennero valorizzate le scuderie e l’equitazione colta praticata dai Reali e dai Nobili Cavalieri.
Sin dai primi anni del loro insediamento all’interno del Palazzo Viceregio, gli Spagnoli favoriscono l’ampliamento e la realizzazione di nuovi spazi destinati a cavalieri, alabardieri e scuderie.
La pratica dell’Arte Equestre dei Vicereali Spagnoli è ben sottolineata dai numerosi ampliamenti effettuati nel tempo delle scuderie Reali, sino alla realizzazione di una scuderia grande ed una piccola, ad un ripostiglio per le guarnizioni delle carrozze, alla sostituzione di 19 mangiatoie. Successivamente vennero apportate migliorie anche ad una naturale dependance del palazzo in cui si trovavano già le scuderie della corte e degli antichi Viceré e che si affacciava sulla piccola Piazza di San Pancrazio.
Il Colle di San Michele
Il colle di San Michele è uno dei colli più alti di Cagliari (120 metri sul livello del mare). La frequentazione più antica del colle è testimoniata da alcuni frammenti di ceramica che offrono una cronologia abbastanza estesa, dal III secolo a.C. al IV secolo d.C.. Sfruttando la conformazione del colle con pareti quasi inaccessibili e la vetta spianata, i monaci Certosini, durante il periodo giudicale, costruirono un convento dedicato all’Arcangelo Michele.
Alla fine del XIII secolo i pisani smantellarono il convento ed eressero una struttura fortificata per controllare eventuali attacchi. Nel 1326 il castello fu ceduto a Beregario Carroz che lo utilizzò come abitazione abbellendolo e trasformandolo in una dimora sicura e confortevole. L’ultima esponente della famiglia Carroz, che visse a San Michele, fu la contessa Violante, la quale morì nel 1511; successivamente il castello fu inglobato tra i beni della corona spagnola.
Nel 1652 fu utilizzato come lazzaretto durante la pestilenza e, in occasione degli attacchi francesi del Seicento e del Settecento, nuovamente fortificato. Agli inizi dell’Ottocento venne utilizzato come caserma; fu poi cancellato dall’elenco delle fortificazioni nel 1867 per essere venduto ai Marchesi di San Tommaso, che lo fecero restaurare e rimboschire piantando dei pini per rendere la zona più accogliente.
Nel XX secolo, fu occupato dalla Marina Militare e poi sdemanializzato fino a passare allo Stato e al Comune che a metà degli Ottanta promossero un intervento F.I.O. (Fondo di Investimento per l’Occupazione).
Oggi il castello conserva la cortina muraria circondata dal fossato e le tre torri, ma ha subito una profonda trasformazione con strutture di policarbonato e acciaio, che hanno interamente occupato la parte interna dell’edificio.
Savoia e il Regno di Sardegna
Con la guerra di successione in Spagna, finisce anche la dominazione in Sardegna che passerà ai Savoia nel 1718. La lingua spagnola rimane la lingua ufficiale delle autorità. In questo periodo Cagliari troverà nuovo sviluppo anche nell’architettura, le mura e la cinta bastionata raggiungeranno la massima espansione. I sardi chiedevano un rappresentante nel parlamento del regno. Questa richiesta venne rifiutata e i sardi insorsero contro i Piemontesi. Questo episodio viene celebrato il 28 aprile come Sa die de sa Sardinia. Il regno di Sardegna organizzato dall’ordinamento giuridico dello Statuto Albertino, conobbe un fiorente periodo dal 1861, con l’Unità d’Italia.
A sinistra: ritratto Equestre del Principe Eugenio di Savoia, di proprietà della famiglia Alberti La Marmora e affidato al Centro Studi Generazioni e Luoghi di Biella, oggi si trova conservato nella terza sala del Palazzo dei Principi Ferrero-Fieschi di Masserano. Il dipinto restituisce l’immagine di giovane condottiero, con nastro e insegne del Toson d’oro ricevute da Carlo II di Spagna nel 1687. Anno della battaglia di Mohàcs, che è possibile riconoscere nella scena raffigurata sullo sfondo.
L’influenza Spagnola e la
Sardegna terra di cavalli
Anche il cavallo Sardo occupa il suo ruolo importante all’interno della storia e cultura millenaria della Sardegna. Infatti il Cavallo Sardo, così chiamato, risultava essere già notevolmente apprezzato per le sue doti dai nuragici e dai romani.
Nella storia importanti furono gli interventi di Eleonora d’Arborea e del padre Mariano, i quali, attraverso una serie di decreti, regolamenti e sanzioni, fecero si che il prestigioso patrimonio equestre della Sardegna venisse tutelato. Il Cavallo Sardo ed il patrimonio equestre dell’isola raggiunge l’apice ed assume il suo maggior rilievo durante il periodo della dominazione Spagnola, diventando ben presto razza fiore all’occhiello della Sardegna nel panorama equestre internazionale.
L’introduzione del Cavallo Andaluso in Sardegna da parte degli Spagnoli, voluta dal Re Ferdinando II, fece si che il cavallo Sardo conoscesse il suo massimo splendore, arrivando alla produzione di esemplari di altissimo pregio, tanto da essere richiesti dai regnanti e le corti di tutta europa. Il Patrimonio equestre Sardo si attestò anche grazie alle notevoli affinità genetiche che il cavallo Sardo ed il cavallo Andaluso possedevano, per via della loro discendenza dai cavalli asiatici.
La Corona D’Aragona, per assicurarsi l’ottima riuscita della selezione della razza equina, unendo il sangue genetico del cavallo Andaluso a quello Sardo, affidà l’attività allevatoriale alla Chiesa, la quale era già proprietaria della maggior parte dei terreni. In Sardegna, la selezione e la fecondazione delle giumente Sarde con gli Stalloni Andalusi avvenne prima nella Tanca Regia di Abbasanta per volere di Filippo II e sotto il controllo militare di Don Alvaro de Madrigal. La selezione dei cavalli nata da cavallo Andaluso e cavallo Sardo divenne in assoluto la più rinomata in Europa, tanto da incantare ed essere apprezzata da tutti i Reali, sino ad arrivare persino a Napoleone Bonaparte.
Nel 1610 Martin Carrillo, funzionario della Corona di Spagna, inviato da Filippo III, sottolineerà quanto gli Stalloni Andalusi avessero contribuito al miglioramento genetico e morfologico della popolazione equina sarda.
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